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9 Ottobre 2020

Quanti defibrillatori e quanto personale certificato BLSD servono in azienda o luogo Istituzionale alla luce della nuova legge 116/2021?

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Dallo studio di 20 anni del Rudolph W. Koster alla Legge Mulè: scopri come è cambiata la norma, e come determinare il numero di DAE per non correre rischi nei luoghi di lavoro ed aperti al pubblico.

Mentre prima si pensava bastasse posizionare “qualche defibrillatore” e formare “qualche persona”, ora anche con il de-posizionamento dovuto al “lavoro agile” (o smart working), si dovrà riflettere del fatto che il team potrebbe non essere presente ed operativo il giorno di Ferragosto o poco prima di Natale nell’azienda o nel luogo istituzionale.

Si richiede l’intervento in tempi certi, prima dell’inizio dei danni cerebrali irreversibili che – sappiamo tutti – essere irreversibili dopo 10 minuti dal momento dell’arresto cardiaco se nessuno interviene.

Quindi sarà fondamentale cercare di intervenire possibilmente entro il “quarto minuto”; infatti tutti hanno visto come il calciatore Christian Eriksen è stato salvato (dopo aver avuto un arresto cardiaco in campo in diretta TV) perché è stato massaggiato nel primo minuto, rianimato con defibrillatore entro il secondo, e intorno al terzo aveva ricominciato ad avere un ritmo compatibile con la vita. Tutto questo ha permesso il suo rientro in campo con il defibrillatore sottocutaneo, ed ha dimostrato che l’unica cosa che funziona è l’intervento certo in tempi certi; ma allora chi è che deve stabilire quanti defibrillatori dobbiamo posizionare, e quante persone dobbiamo certificare BLSD?

BLSD: QUANDO INIZIARE?
Sicuramente ci viene in aiuto lo studio durato vent’anni del Dottor Rudolph W. Koster * (già direttore Amsterdam Resuscitation Studies ARREST), che ha dimostrato come il posizionamento dei defibrillatori sempre a portata di mano entro un minuto (massimo due minuti), possa fare la differenza realmente.

Questi risultati sono stati pubblicati anche sulla rivista scientifica internazionale «Resuscitation Journal» e riguardavano l’evoluzione del progetto dal 1996 al 2014. Scarica da questo LINK la presentazione del progetto gentilmente messo a disposizione dalla Società EMD112.

MA COSA POSSIAMO ESTRAPOLARE DA QUESTI DATI?
Questo significa che per avere un buon risultato, nel momento in cui ci si accorge che una persona diventa incosciente ed in arresto cardiaco-respiratorio, si dovrà cominciare prontamente il massaggio cardiaco, e nel secondo minuto usare il defibrillatore per erogare la scarica salvavita.

Dobbiamo però tenere a mente che dal momento in cui il defibrillatore arriva servono almeno 1-2 minuti per attaccare le piastre e permettere l’analisi del ritmo e poter erogare la scarica salvavita. Quindi se arriva nel terzo o quarto minuto, la defibrillazione (a seconda del defibrillatore presente e della sua capacità di lettura veloce e carica e scarica per contrastare il ritmo maligno) avverrà nel sesto/settimo minuto (troppo vicino ai dieci minuti), e la vittima – soprattutto se non sarà stata massaggiata prontamente – potrebbe avere danni irreversibili.

MA ALLORA QUANTI DAE DOBBIAMO POSIZIONARE?
Se parliamo di una grande azienda o in un luogo istituzionale con molti dipendenti distribuiti su diversi piani, sicuramente possiamo far riferimento al progetto che abbiamo realizzato realizzato presso il Ministero della Salute nel 2019, che ad oggi rappresenta un esempio di buone prassi, e che consente l’uso di un DAE entro 2 minuti.Dopo aver fatto uno studio con un ingegnere biomedico specializzato, si è stilata una relazione con i parametri minimi di intervento per 365 giorni all’anno.

Avendo il Dicastero corridoi molto lunghi, sono stati posizionati anche tre defibrillatori per piano, in modo che tutti i dipendenti e le persone abilitate, possano accedere al defibrillatore entro un minuto; questo permette sicuramente di erogare la scarica come per il famoso caso avvenuto in diretta TV durante una partita al calciatore Christian Eriksen defibrillato con successo entro il terzo minuto.

Se vogliamo non è una questione economica, non è una questione di “overtreatment” ma è l’attuazione di una legge che funziona realmente e tiene conto del risultato.Peraltro negli ultimi anni i defibrillatori addirittura vengono noleggiati (tutto incluso), non avendo così nemmeno l’obbligo di redazione del certificato di funzionamento (che viene fatto giornalmente o settimanalmente da un addetto che ne verifica lo stato e lo registra su un modulo apposito – secondo norma), poiché viene fatto da remoto con telecollegamento su alcuni modelli.

TELECONTROLLO
Utilizzando i modelli di nuova generazione telecollegati, questo problema è stato risolto. Negli anni è capitato di vedere aziende spendere 25.000 € ogni due anni per il cambio delle piastre adesive per le scariche del DAE, quando invece esistono nuovi prodotti le cui piastre (PADS) scadono dopo quattro anni (non dopo due, perché usano conduttori di argento invece che di rame o stagno). La tecnologia è nel frattempo andata avanti e abbiamo appurato che esistono defibrillatori che sono in grado di allertare il Soccorso Sanitario Nazionale con il numero 118 / 112, e mandare un elettrocardiogramma, essere geolocalizzati, comunicare un malfunzionamento, segnalare il furto, lo spostamento dello stesso DAE, oppure device accessori collegati che si collegano con il Wi-Fi e comunque comunicano lo stato delle batterie la scadenza e lo stato delle piastre. Entro il 2025 tutti gli uffici pubblici avranno l’obbligo di posizionare defibrillatori e formare il personale; infatti nel ME.PA (mercato delle Pubbliche Amministrazioni) è stata fatta una gara mai vista fino ad oggi per l’acquisto di oltre 7000 defibrillatori da posizionare nei luoghi pubblici come caserme, polizia carabinieri, Guardia di Finanza, poste italiane, ministeri.

Poi dal 2025 tutti i privati dovranno ottemperare allo stesso obbligo, come si è fatto per l’estintore; infatti la cosa incredibile è che in Italia muoiono purtroppo in incendi circa 200 persone ( nel 2012 sono state 152 le persone morte per esplosione o incendio) e l’ l’estintore è giustamente presente ovunque; mentre invece colpisce il fatto che sempre in Italia muoiono 63.000 persone, ed i defibrillatori ancora non sono ovunque… insieme agli estintori.

Ovviamente sarà ancora più importante avere le competenze per posizionare i cartelli che indicano la presenza del defibrillatore, come indicato dalla norma: questo articolo potrà dare una idea di come organizzarsi.

Ci auguriamo che la cultura che nasce a Seattle nel 1971, grazie al cardiologo americano Leonard Cobb, e che ha portato la riduzione della mortalità al di sotto di ogni statistica, possa diventare parte sana della nostra società e proteggere la vita di ogni lattante, bambino, adolescente, adulto; insomma di chiunque mentre gioca, fa sport, si trova a casa, in vacanza e che questo possa diventare un esempio per le future generazioni.

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